Rassegna Stampa Elezioni Israeliane 2009

Monitoraggio attraverso i media internazionali delle elezioni in Israele del Febbraio 2009

Netanyahu verso l’incarico «Governo di unità nazionale»

Posted by valecardia su 13 febbraio, 2009

CORRIERE DELLA SERA

Abu Mazen scrive ai leader europei: «Isolate la destra»

Lunedì il presidente Shimon Peres darà il via alle consultazioni formali: 6 settimane per fare un esecutivo

GERUSALEMME — Le buone notizie sono che dalle serre di Gaza escono le prime merci, garofani rossi per San Valentino, destinazione Olanda. E poi che sulle schede elettorali decine di soldati israeliani non hanno votato per un partito, ma pensato al loro compagno rapito da quasi mille giorni e scritto: «Gilad Shalit, fino a quando?», «Gilad Shalit, ritorna». Le cattive notizie sono che gli ultimi scrutini non sbloccano l’impasse del voto politico. E che i risultati non si sa se sono rose, se fioriranno, né quando.

Quasi nulla cambia nei numeri, dice la commissione elettorale:Tzipi Livni resta la più votata col suo Kadima centrista, ma nelle retrovie della destra a guadagnare dai suffragi ritardatari sono gli ultraortodossi ashkenaziti dell’Unione ebraica per la Torah, che rafforzano il blocco intorno alla destra Likud di Bibi Netanyahu. Le consultazioni formali di Shimon Peres cominciano lunedì. «Tzipi ha vinto una battaglia, ma perderà la guerra», scrivono molti commentatori. «Ha vinto, sì — nota perfido Haaretz — ma solo contro la sinistra». La signora è sempre prima, ma un’alleanza di centrosinistra avrebbe solo 55 dei 61 seggi necessari, e comunque fra laburisti, Meretz, comunisti e arabi non c’è un solo partito che ancora le abbia garantito pubblico sostegno. Difficile, con questi numeri, che il capo dello Stato possa dare a lei l’incarico di governo.

Chi deve scegliere, in realtà è Netanyahu: offrire al Kadima una decina fra le poltrone più importanti — Esteri a Tzipi, Difesa a Shaul Mofaz — eliminando il ricatto dei micropartiti e puntando sui 15 seggi della rivelazione Avigdor Lieberman, da sistemare alle Finanze o all’Interno? Oppure credere in un blocco di destra? «Non siamo disposti a governare con gente dell’estrema destra», fa sapere Meir Sheetrit dal Kadima, dove non è chiaro se l’estremo comprenda anche Lieberman. Anche per Bibi, però, la scelta non è facile: i religiosi ashkenaziti e i sefarditi di Shas (11 seggi) si sono uniti contro il laico Lieberman, per paura che ritocchi alcune leggi dell’ortodossia di Stato. Se Israel Beitenu va al governo, non è affatto sicuro che ci vadano i rabbini.

E così, rispunta l’idea d’una maggioranza d’unità nazionale: con Bibi premier e Tzipi costretta a baciare il rospo Lieberman. Ci sono sei settimane, per fare un governo. Con centomila voti «bruciati» su una decina di partitini rimasti fuori, al di sotto del 2 per cento. E con una Casa Bianca che ha bisogno d’un interlocutore, per il processo di pace. Abu Mazen, nel suo tour europeo, dice a Brown, Sarkozy e Berlusconi che un Netanyahu premier, magari con Lieberman nella squadra, «va isolato dall’Europa esattamente come s’è fatto a Gaza per il governo di Hamas». Il parallelo è ardito, ma il presidente palestinese è categorico: niente sconti a chi non s’impegni sulla soluzione dei due Stati, sul processo di Annapolis, sullo stop agl’insediamenti. Se son spine, pungeranno.

13 febbraio 2009

http://www.corriere.it/esteri/09_febbraio_13/netanyahu_israele_battistini_305ea6b0-f99b-11dd-b292-00144f02aabc.shtml

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